Nel 2013 avevo in animo di scrivere un libro al femminile. Un giorno, dopo una chiacchierata con il professor Alberto Melloni, storico e studioso del cristianesimo, questi mi consigliò alcune letture tra cui un libello redatto all’inizio del 1500 dal filosofo tedesco Cornelio Agrippa di Nettesheim dove l’autore inneggia alla superiorità del sesso femminile. “La donna è superiore all’uomo perché nasce nel paradiso terrestre e prende vita da un osso (la costola di Adamo), materiale più pregiato della semplice argilla con cui è plasmato l’uomo…” Lessi con stupore le parole con cui motivava, usando argomentazioni inappuntabili, la sua tesi. Nobiltà e preminenza del sesso femminile voleva replicare al Malleus Malificarum, il manuale dell’inquisizione voluto da Innocenzo VIII venticinque anni prima dove si affermava che le donne, per via del loro “intelletto inferiore”, sono per natura predisposte a cedere alle tentazioni di Satana e che darà il via alla terribile caccia alle streghe accendendo centinaia di migliaia di roghi fino all’ultimo che, nel 1803, bruciò in Polonia l’ultima strega!
Questi temi hanno illuminato la mia curiosità e così ho deciso di approfondire la conoscenza delle donne vissute nel Rinascimento. Dopo gli anni bui del Medioevo, dove Dio era al centro dell’universo, con il nuovo secolo è l’uomo a occupare quel posto, ma… anche la donna. In quel periodo, infatti, aveva l’opportunità di ricevere la stessa educazione dell’uomo e spesso i genitori si “innamoravano” delle figlie femmine al posto dei maschi. E’ il caso di Isabella d’Este: Eleonora ed Ercole stravedono per lei e non per Alfonso – futuro erede – e tutti i grandi precettori dello Studio di Ferrara si occupano della sua educazione, così come i cantori fiamminghi, invitati a corte dal duca, affineranno la sua sensibilità per la musica e la danza.
Galeazzo Maria Sforza, tra i figli predilige Caterina. Da lei si fa accompagnare durante le parate dell’esercito o quando studia nuove strategie militari con i suoi armigeri. Fin da bambina Caterina maneggia con destrezza le armi e a soli 21 anni, quando muore Sisto VI, zio del marito Girolamo Riario, Caterina occupa castel Sant’Angelo con i suoi soldati per influenzare l’elezione del nuovo Papa. Poco le importa di essere all’ottavo mese di gravidanza!
E cosa dire di Lucrezia Borgia a cui il padre, Papa Alessandro VI, consegnò le “chiavi” del Sacro Palazzo, mentre lui combatteva i nemici alle porte di Roma? O della poetessa Vittoria Colonna che, spinta dal padre a coltivare la sua indole, fece dire di sé da Michelangelo Buonarroti: “un uomo in una donna, anzi, un Dio…”
Citarle tutte sarebbe difficile, tante furono in quegli anni a brillare: nelle arti, nel comando, nel fare delle loro corti le più splendide d’Europa.
Con la Riforma e la Controriforma, le donne, da protagoniste, tornano a vivere nel cono d’ombra degli uomini e le loro tante lettere vengono allontanate dagli archivi ufficiali. Per secoli le loro figure sono rimasti frammentarie e sbiadite e poco si parlava della loro vite e delle loro gesta. Piuttosto recentemente, grazie al lavoro e l’impegno di biografi e studiosi, quelle missive “rubate” sono riapparse e quelle parole vergate con inchiostro e piuma d’oca hanno ridato vita alle meravigliose donne che hanno contribuito a far grande il Rinascimento.
Questi i pensieri che mi hanno portato a scrivere un romanzo che vuole essere un affresco di quel periodo…